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CARNE - ITALIANO

Play Flesh is about mother-daughter relationship and is based on a newspapers article. Mother, who is now old and poor, is angry because her daugher Aisha refused to take care of her when she started to earn as a prostitute. Aisha did so because of her mother's manipulation she felt all her life. During a painful and brutal quarrel Mother throws acid into Aisha's face, ruining her beauty.


IL PRESENTE - BELLE NOTIZIE/BRUTTE NOTIZIE

-New York- La trentacinquenne americana e stata accusata di omicidio per aver picchiato e poi ucciso il marito con la scarpa a tacco a spillo, ha annunciato la polizia di Brooklyn. Dopo il litigio davanti a un club notturno, lo sfortunato marito e morto nella notte per le ferite al petto, alla testa, al torace e al collo.

-Bangkok- I medici sono riusciti a salvare la vista di un prete tailandese ottantunenne dopo che questi, invece delle gocce, si ha messo del superattack negli occhi. Dopo due ore di intervento chirurgico, i medici dell'ospedale di Angthong hanno usato del solvente per riaprire le palpebre del prete sfortunato. Phra Khru Prapatworakhun, che vive al tempio di Angthong, ora sta bene.

-Anchorage- Ad un uomo (44) di Anchorage e stato chirurgicamente ricucito (riattaccato) il pene amputatogli dalla moglie furiosa. Il pene gli e stato tagliato e buttato nel water dopo un litigio  ed il successivo atto sessuale conciliatorio. Lo sfortunato uomo e stato portato all' ospedale dalla moglie stessa, mentre gli idraulici del pronto intervento chiamati dalla polizia sono riusciti a trovare il pene amptutato, rimuovendo il water dove quello fu gettato.

-Istanbul- In una prigione turca un uomo ed una donna sono stati puniti con quattro mesi di reclusione aggiuntiva per aver fatto sesso attraverso un buco nel muro che divide le loro celle. Seylan Corduk, omicida, e Kadriye Fikret Oget, condannata per atti terroristici, sono riusciti a fare un buco largo dieci centimetri per poter fare l'amore ed ora aspettano un bambino.

-Sun City- Una donna sessantottenne e stata accusata dal suo coinquilino di voyeurismo. Il ventinovenne affittuario (locatario) di una stanza dell' appartamento della donna ha trovato una piccola telecamera nascosta nel bagno. L' anziana signora e stata accusata di violazione di privacy, nonché di aver commesso atti immorali. Subito dopo la sentenza, la donna disonorata ha commesso suicidio, lasciando tutti i suoi beni al suo coinquilino.

-Hong-Kong- I medici stanno ancora lottando per la vita di una ventitreenne con il volto sfigurato. La disgrazia e accaduta durante un litigio con la madre, che gli ha gettato dell'acido in faccia.
La donna ha dichiarato di aver perso la ragione perché la figlia ha rifiutato di mantenerla. La ragazza si guadagnava da vivere prostituendosi.  


FRA POCO

MADRE:
Fra poco. Sarai bella. Nascerai facilmente. Come se sapessi che sara bello vivere. Quando emergerai da me, sorridero. Ed il mio sorriso rimarra sul tuo viso per sempre.
Fra poco. Due, ma uguali. Io e te. Ti guardero sempre, anche mentre dormiro. Il mio sguardo non ti rovinera mai. Crescerai soltanto. Ti prendero per mano. Ti aiutero a mantenere l'equilibrio. Ti insegnero a camminare con il passo allegro. Sarai invincibile. Non conoscerai paura. Ovunque andrai, ti seguiro. Silenziosa ed invisibile. Mai notata. Sempre allerta (all'erta). Accanto a te. Dalla tua parte.
Fra poco. Ti portero in braccio. Il mio fragile tesoro. Ti riparero dal freddo, dai tormenti, dal dolore. Non ti succedera mai niente di male.  Non ti potra succedere mai niente di male. Dormi. Viso intelligente. Occhi grandi. Passi lunghi. Timbro di felicita.


DUBBIO

DUBBIO:
Hai dei dubbi?

MADRE:
No.

DUBBIO:
Mai? Mentre si gira nel tuo ventre e ti picchia con i piedini? Non ti chiedi se ce la fara?

MADRE:
Ce la fara.

DUBBIO:
Ce la deve fare. Per se e per te. Perché tu non ce l'hai fatta.

MADRE:
E vero, non ce l'ho fatta. Ma ora so molto piu di allora. La portero sulla strada giusta.

DUBBIO:
E l'unico modo di diventar Qualcuno. Di aver Qualcosa. Ma tu, cosi vuoi insegnarle? Tu non hai niente.

MADRE:
Avevo tutto, tempo fa. La mia ricchezza stava in me stessa. Fresca, giovane, pelle di porcellana, gambe perfette.

DUBBIO:
Ed ora... Guardati. La pelle raggrinzata. I denti gialli. Grassa. Non ti e rimasto niente.

MADRE:
Gli umani sono capaci di riprodursi. Di trasmettere la saggezza ai posteri. Lei sara piu intelligente di me. Sara capace di usare tutto quello che possiede. Per diventare un prodotto perfetto e vendere se stessa. Il successo? Sono i soldi.

DUBBIO:
Ma ci sono altri modi…

MADRE
Non ce ne sono. Lo so meglio di tutti. Ci ho provato.

DUBBIO:
E lei, gli e permesso provare?

MADRE:
Provare e sbagliare? No. La vita e una ed una sola. Deve aver una meta ed essere persistente. Se non vuole finire...

DUBBIO:
Come te.

MADRE:
Come me. Senza niente e nessuno. Ma tu, che ne sai? Tu vivi nella tranquillita di torturare noialtri.

DUBBIO:
Io sono il DUBBIO. Sono qui per fare le domande.


PRESENTE - E COLPA TUA, MADRE


AJŠA:   
Ero bella, una volta. Ero viva, una volta. Fino a poco tempo fa, ero Ajša. Ora sono nessuno.

MADRE:
Noooooo... non e colpa mia!

AJŠA:  
E colpa tua, madre. Tu non sei una madre. Sei un coccodrillo. Non ho piu la madre io. Lei mi ha partorito, lei mi ha ucciso. La mia pelle e bruciata. I miei occhi son bruciati. I miei muscoli scomparsi. Mai piu sentiro la passione. Nessun uomo mi toccera mai piu. Non mi resta che rivivere l'avidita e il sudore dei corpi nudi. Le sue unghie grezze lasciano dei graffi rossi sulla pelle.
I morsi, i segni sulla mia pancia, sulle lenzuola sporche di quel letto agrodolce; e poi baci e l' amore inesistente, ma allora -  allora mi sentivo viva.
Ogni volta, mentre stavo sdraiata e guardavo le sue spalle pelose come spasimano in ritmo di distruzione del mio corpo, vedevo la luce. Migliaia di luci. Luci rosse e luci gialle, luci abbaglianti delle grandi citta. Il luccichio metallizzato di edifici appena costruiti. Cielo nero-blu. Raggi di club notturni. Battiti di migliaia di piedi. Saltano e battono il suolo in quel ritmo assordante di musica talmente forte che oltrepassa le orecchie e picchia dritto al cervello. Ballano e saltano e ballano e saltano e ballano e saltano e io salto con loro. Rimbalzo dal letto duro, cosi bianca e nuda. Rompo il vetro con la testa, il vetro del centesimo piano di un grattacielo vecchio e sporco, e - volo, e atterro dritto in mani loro, che mi aspettano, mi prendono, mi tirano la carne di dosso, ed io rido, urlo dalla felicita, e sono viva, viva, viva, vi-va!!!

MADRE:
Potevi rimanere qui.

AJŠA:
Non potevo rimanere qui. Rinchiusa con te che mi comandi cosa fare e dove andare e dove non andare e quanto lungo deve essere il prossimo passo.

MADRE:
Volevo che la tua vita fosse un'ascesa vincente e brillante.

PASSATO - LEZIONE

MADRE:
Tira la pancia dentro. Guarda un po la tua postura!? Stai dritta, cavolo!

AJŠA:
Non mi vede nessuno.

MADRE:
Deve diventare una cosa normale. Quotidiana. Non c'entra chi ti guarda. Devi essere sempre cosi. Bella. Attraente.

AJŠA:
Ma sono gia attraente, no?

MADRE:
Sei stupida, piccola. Sei lungi dall'attraente. Camini come la rondine zoppa. E ti imbarazza mostrare le tette.

AJŠA:
Non mi imbarazza.

MADRE:
Ti imbarazza. Ma passera. Devi allenarti. Il successo non viene da solo. Ci vuole sangue. Sudore. Piscio. Duro.

AJŠA:
E dopo?

MADRE:
Dopo potrai fare cio che vuoi. Potrai scegliere la tua vita. Prendere quel che vuoi. Quel che e tuo.

AJŠA:
E se non fossi bella, come farei?

MADRE:
Non faresti niente. Nessuno ti noterebbe ne anche. Rimarresti sempre affamata e fottuta.

AJŠA:
Ovviamente, tu non ti sei allenata abbastanza.

MADRE:
Piccola bestia puzzolente. E chi te lo dice?

AJŠA:
Allora perché stiamo qui?

MADRE:
Perché e successo un errore. Un incontro fatale con il tuo padre. Vedi come sono buona. Ti ho detto tutto. Ti ho avvertito. Speriamo che non lo devo dire un'altra volta.

AJŠA:
Bene, quando potro uscire, finalmente?

MADRE:
Quando sei pronta. Un prodotto finito. Merce perfetta. Vivrai. Una vita bella, bella. Tutti amano cose belle. Peccato solo che costano tanto. Peccato che non ce le abbiamo. Che ne dici, quelli che donano il cibo ai bisognosi - idioti... - pensi che sanno che quel cibo non sazia nessuno? Non lo sanno. Non sanno cosa vuol essere bisognoso. Affamato. Vetro. Bagliore. Diamanti. Vetro. Bagliore. Diamanti. Seta. Sssss. Soldi. Sol-di. Ho fame. Non c'e niente da mangiare in casa.

AJŠA:
Anch'io ho fame.

MADRE:
Ti ho aiutato, e tu mi aiuterai. Morirei piuttosto di vederti soffrire. Ti amo.

AJŠA:
Anch'io ti amo.

MADRE:
Farai tutto quello che ti dico?

AJŠA:
Si.

MADRE:
Ho paura.

AJŠA:
Tu? Di che?

MADRE:
E se mi lasci sola?

AJŠA:
Non ti lascero. Tu non hai lasciato me.

MADRE:
Eravamo sempre insieme. Noi due.

AJŠA:
Noi due e nessun altro.

MADRE:
Vuoi qualcun altro? Mi dispiace. Non funziona cosi. Preparati. Tutte le donne che ti staranno vicino vorranno ucciderti. Tutti gli uomini che ti staranno vicino vorranno scopparti. Non avrai nessun amico, mai. Ma, avrai la tua madre. Sempre. Ed avrai tutto cio che non hai adesso. Nel centro di questo globo c'e un pilastro, infinitamente alto, infinitamente solido. Tocca l'universo. Ed e costruito di cose da vendere e cose da comprare. S-O-L-D-I.


PASSATO - FESTA DI BELLI RAGAZZI

MADRE
Non sono meglio di te. Non ti far confondere. Fai la brava con loro. Lasciali innamorarsi di te.

AJŠA:
Non mi devono amare. Basta che paghino.

MADRE:
Pagheranno, ma - falli sentir bene. Accontentali. Diventeranno bisognosi di te. Avranno bisogno di te come hanno bisogno di cibo. Acqua. Luce. Tu hai il potere di controllarli. Sei bellissima. Falli vedere i denti. Mordi, gentilmente. Falli sanguinare. Piacera. Ti stimeranno. E quando qualcuno si innamora di te, lo riconoscerai. Guardagli negli occhi. Saranno ciechi, mosci, umidi. Prendigli la mano. Guidalo. Deve essere buono. Deve avere tutto quello che tu non hai. E ti deve amare per sempre.

AJŠA:
Ho fame.

MADRE:
C'e da mangiare li. Sei pronta?

AJŠA:
Pronta.

MADRE spinge Ajša nella festa.

-Che schifo di vino.
-Che merda di festa.
-Andiamo via.
-Andiamo. No. Aspetta. Guarda li.
-Cosa? Dove?
-Li.
-Mmmmm. Carina. Rimaniamo?
-Rimaniamo. Guardala. Che ti pare? Come guarda dritto davanti... E come cammina.
-Mi viene la voglia di sdraiarla su qualche tavolo e toglierla le mutande.
-e proprio dolce. Ed impaurita.
-Che ce, ti si raddrizza quando qualcuna ha paura?
-Quella non ha paura di niente. e solo che e principiante.

MADRE:
Abbiamo fatto quella lezione. Dritta la schiena. Alza la testa. Ritorna lo sguardo.
I denti brillano nel buio! Ti vogliono divorare! Piano! Mai metterti in piatto loro! Se lo fai, smettono di cacciare! Loro ti vogliono. Ti guardano. Guardate pure! La piu bella!

AJŠA:
Mi piace qui! Brillante, luccicante! Questo - questo e il mio mondo! Qui voglio essere! Lo vogliono tutti, tutti! Ed io, io sono qui. IO!


DUBBIO

DUBBIO:
Hai dubbi?

AJŠA:
Mai.

DUBBIO:
Mai? Di notte? Quando non puoi dormire? Non ti chiedi mai - ci sono altri modi?

AJŠA:
No. Sono certa.

DUBBIO:
Non ti chiedi mai - quanto a lungo posso andare?

AJŠA:
Lo so quanto. Fino in fondo.

DUBBIO:
E se ti - stanchi?

AJŠA:
Non mi stanco. Ho un motivo forte.

DUBBIO:
Pensi di essere sempre cosi certa?

AJŠA:
E tu, che ne pensi?

DUBBIO:
Io sono il dubbio. Io non devo pensare. Io faccio le domande.

AJŠA:
Pensi di mettermi in dubbio?

DUBBIO:
No. Io sono qui per porre le domande. Quelle che ti chiede anche te. Ti giravi nel sonno, no? mettevi la testa sotto il cuscino, sudavi, di chiedevi e domandavi e il cuore ti batteva -tup tup tup tup- Forse c'e un'altra soluzione? Cosa vuoi fare da grande?

AJŠA:
Voglio essere felice. E sazia.

DUBBIO:
Forse - carne altrui? Il cucciolo prediletto del cucciolo prediletto? Minchia. E non hai paura di vecchiaia? Di malumore? Diventerai secca. La lingua ti arrivera fino al suolo. E lo leccherai. Con tutta la merda che ci si trova. E la polvere. E la terra. Odierai te stessa. Morirai bestemmiando. Oppure pensi che non succedera a te? Pensi di essere speciale?

AJŠA
Ma, sei cieco? Allora, guardami! E vai a farti fottere, stronzo straintelligente! Poni pure le domande. A qualche altro idiota.


PASSATO - DEL CUCCIOLO IDEALE

MADRE:
Ajša?

AJŠA:
Che c'e?

MADRE:
C'ho pensato.

AJŠA:
C'hai pensato.

MADRE:
Di te. Sei cresciuta. Il tempo vola.

AJŠA:
Stai invecchiando.

MADRE:
Anche te. E ora. Devi assicurarti il futuro. Creare il meglio per te stessa. Trovare il cucciolo prediletto, ideale, il migliore che ci sia. Che ti proteggera, saziera e riscaldera.

AJŠA:
Perché ora?

MADRE:
Forse dopo ti stancherai, rinuncerai a tutto, diventerai bassa di spirito. Secca. Moscia. Forse il viso ti diventa grigio. Oppure perdi i cappelli. La pelle si trasforma in buccia d'arancia. I denti marci. L'alito pesante. Assicurati. Sposati.

AJŠA:
Ho appena cominciato a vivere. Che devo fare, buttare l'ancora?

MADRE:
Fai solo un nodo leggero. Non perdi niente. Guadagni tutto. Ora, Ajša, mentre si puo, fallo. Per te. Per me. Ricordi? TU ti riposavi, IO lavoravo. IO faticavo. IO stavo male. TU dormivi. Tranquilla. IO prendevo cura di noi. DA SOLA. IO. Da sola. Ora e venuto il tuo turno.


PASSATO - TRECENTOSESSANTA GRADI DI CALORE

AJŠA:
Non so nemmeno come e fatto. Sara come tutti gli altri, suppongo. Non avra niente di speciale. Tranne quello sguardo quando mi vede. Quando lo vedo. Saro veloce nel pensiero. Come ti posso sedurre? Non sono vergine. Non sono solo tua. Ma so che tu non avrai giudizi su di me. Ti mettero la mano bianca sulla tetta bianca. Ti abbraccero con le gambe lisce e feline, ti stringero le costole finché non perdi il fiato. I giorni passeranno come sabbia in qualche clessidra enorme.
Ho paura. Di stare sola. Di notte, nel letto, al buio. Sudata, muta, vuota. Sogni, incubi. Una pianta carnivora. Che mi divora dal dentro. Entra nella mia stanza. Vieni accanto al mio letto mentre dormo. Culla mi con le tue mani. Trecentosessanta gradi di calore. Ti prego. Non ti preghero mai piu niente. Appaia. Sedurro e seduco, ti bacero nudo, ti avro, amero e perdero.


PRESENTE - NEL RING


AJŠA:
Aveva gli occhi molto chiari. Per un po sembravano anche crudeli. Aveva la faccia di bambino. Non sembrava minimamente cattivo. Il cucciolo ideale.

MADRE:
E andata male.

AJŠA:
Completamente. Dall'inizio. Nata per commettere errori. Il letto matrimoniale dentro un ring di pugilato. IO, io, non TU, io ero li. I pugni volavano in faccia mia! Gli applausi degli affamati. Aj-ša, Aj-ša, for-za Aj-ša! Le tue mani le piu forti ad applaudire. Avanti! Continua! Vai! Rimani in posizione! Braccia in avanti. Piedi! Non ti arrendere!

MADRE:
I forti non si arrendono.

AJŠA:
C'e una stella in cielo. C'e un idea in mente. Seguila. Ciecamente e testardamente. e un investimento sicuro.

MADRE:
Lo poteva essere.

AJŠA:
Nonostante tutto il dolore? Le cadute sulla schiena? Con le gambe spalancate, picchiata e sanguinante? Le cosce sanguinate. Per terra. Io.

MADRE:
Potevi giocarla meglio.

AJŠA:
Potevo. Potevo anche sparire. Avevo gia iniziato a sparire. A diventare fumo. Una piccola falda in cielo.

MADRE:
E quindi sei scappata.

AJŠA:
Finalmente, lontano dal mio crudele, sazio, obeso padrone. Solo mia.

MADRE:
Di tutti.

AJŠA:
Solo mia.

MADRE:
Di tutti.

AJŠA:
Solo mia. Anche al costo di stare ogni volta in un altro letto, stretto e piccolo. Con le altre, ma simili spalle pelose. La puzza di sudore. E sempre, sempre quella luce. Non esiste nessuno che pensa di avermi. Che vuole rubarmi la capacita di essere, pensare e vivere. Nessuno come te. Che cosa credevi si poteva ottenere con la stupida, innocua idea che esista una persona che vuole essere il salvatore di qualcuno? Non esiste. Non senza il tuo sangue come ricompensa.



PASSATO - APRI LA BOCCA

AJŠA:
Amo-re. Entra. Mettiti comodo. Togli le scarpe. Hai sete?
Amo-re. Vieni. Toccami.
Amo-re. Rilassati. Io sono buona. Ti aiuto. Non faccio niente che tuo non vuoi. Soltanto faccio tutto per te.
Amo-re. Grida pure. Stiamo soli. Non ti sente, non ti vede nessuno. Non sara colpa tua, intanto. E colpa mia. Sono io che vendo. Tu non c'entri niente.
Amo-re. Non essere gentile. Non e necessario. Sii te stesso. Ti chiedi come mai ti conosco cosi bene? Non hai niente di speciale. Ti imbarazzi? Io no. Fai ancora finta? Dai, ti prego. Tiralo fuori. Mettilo in me. Non dirmi - ti amo.
Amo-re. Liberati. Io ti do amore.

-Stai zitta. Chiudi la bocca.


PRESENTE - FAME

AJŠA:
Liberta. In qualsiasi maniera.

MADRE:
Che liberta e quella?

AJŠA:
Di due mali, scegli il male minore. Quello dove tu sei il padrone.
Ma e possibile che ancora non capisci? Volevo stare sola, senza te.

MADRE:
Allora perché sei tornata quel giorno?

AJŠA:
Ero curiosa. Curiosa di come stavi, quanto in basso sei caduta. Se la faccia ti si e storta dal fame? Impietrita in un crampo gelato? Come stavi, ora che tutti i tuoi piani sono falliti? Lo devo ammettere, ero curiosa.

MADRE:
Lo sentivo gia da un tempo, fiutavo quella sua sporca sangue frizzante.

PASSATO - CARNE

Madre pulisce per terra con una spazzola ed un bidone con del liquido dentro. Le mani protette dai guanti. Energica, frenetica.

AJŠA:
Ti saluto, o mio buco. Ti saluto, madre.

MADRE:
Ajša?!

AJŠA:
Per una serie di ragioni, sono qui. E non sono venuta a parlare. Voglio mangiare e dormire, e poi me ne vado. Cos'e questa puzza? Molto acida. Sei tu?

MADRE:
Se avessi mai lavato per terra in vita tua, sapessi.

AJŠA:
Lavi sempre, e non e mai pulito.

MADRE:
Sembri tranciata a pezzi.

AJŠA:
Sono tranciata. Come faccio a non esserlo? Io sono carne. Nera, marcia, andata male. Prodotto tuo. Sangue di tua sangue.
Tagli e tranci, mastichi e mordi, e poi digerisci con un so-oh-spiro di rilievo.
Mi hanno provato tutti. Si. Proprio tutti, mettevano la loro carne in me-

MADRE:
Stai zitta.

AJŠA:
Ed io godevo! Infine, sono stata creata per quello. Per dare la mia carne.

MADRE:
Perché non sei tornata a casa?

AJŠA:
Io non ho casa. Io sono carne. Car-ne! Car-ne! Com-pra-te car-ne!

MADRE:
E dove stavi tutto questo tempo?

AJŠA:  
Dal macellaio.

MADRE:
Da dove viene tutto questo veleno?

AJŠA:
Me l'hai dato tu. Ottimo lavoro. Cazzo, mamma. Non mi e mai venuto in mente di venire e prenderti con me.
Attaccheresti le tue labbra alle mie orecchie a sussurrare il tuo vangelo. Il tuo piano per il mio gioco!      

MADRE:
Quanto sei stupida! Hai rovinato tutto. E ora, guarda dove sei. Sempre qui. E presto non sarai piu bella.

AJŠA:
Lo vedo dove sono. E sono ancora bella. Me ne posso andare. E tu? Guardati. Sei fatta. Finita. Anche i pantagani scapperebbero da te. Dalla malizia e fame che spuntano dai tuoi occhi. Chi ti vuole? Morirai. Piano. Sola. Gli insetti ti mangeranno e moriranno. Piagnucolerai di dolore, come piagnucolavi tutta la misera vita. E non ci sara nessuno ad aiutarti! Nessuno a sentirti! Nessuno ad ascoltarti! Nessuno a cui potrai comandare, egoista, marcia, noiosa, cattiva strega!

MADRE perde il controllo e butta il liquido dal bidone in faccia di AJŠA.


PRESENTE - DIVERSA

MADRE:
Ti chiedo perdono.

AJŠA:
Ti ho perdonato. Ora sono tua. Prenderai cura del mio corpo finché non muore.

AJŠA:
Bruciata. Morta. Faro passi tranquilli e pesanti, cieca e sola. Ascoltero la gente mormorare, li sentiro come voltano la testa per non vedermi? Sentiro come oltrepassano la strada, coprono gli occhi, coprono gli occhi dei loro bambini? La donna con il volto bruciato. Non guardarla. Non potrai dormire. Pensero. Se mai avessi immerso la mano nel proprio stomaco, cosa avrei trovato?

MADRE:
Non riflettere il passato. Domani-

AJŠA:
Non esiste.


FUTURO - TRECENTOSESSANTA GRADI DI CALORE

AJŠA:
Un giorno che ci ritroviamo mi chiederai - cosa volevi? Volevo vivere. e un vero peccato che non ci siamo incontrati prima. La mia guerra e finita. Ho reso le armi. Scuoterai la testa. Fermamente. Mi guarderai dritto negli occhi. Ti prendo con la mano ossea e ti avvicino alla mia tetta oramai moscia. Mi bacerai. Ti abbraccero con le gambe tremolanti, insicure, ti stringero le costole per non lasciarti scappare. Non ti muoverai nemmeno un po. Il mio occhio bruciato ti guardera in panico, supplicando. Rimani, rimani! Non ti muoverai nemmeno un po. La tua mano, in crampo eccitato, passera per le mie guance ruggiate, cotte. Non farai nemmeno un suono di ripulsione. Sedurro e ti seduco di nuovo, ti bacero nudo, ti avro, amero e non ti perdero mai.


* * *